Gira che ti rigira siamo alle solite. Al di là delle sincere dichiarazioni di intenti, stiamo ricadendo nel tradizionale pernicioso stereotipo che diede inizio alla penosa vicenda dell’affidamento del servizio idrico nella nostra provincia. Per chi ha perso le primissime puntate, si può affermare che ci siamo trovati con la SAI8 S.p.A., che inizialmente si chiamava “SOGEAS ATO IDRICO 8 S.p.A.”, perché l’allora sindaco di Siracusa, Titta Bufardeci, seppe fare benissimo il suo mestiere nell’interesse esclusivo della sua città, sbarazzandosi della stracotta partecipata SOGEAS S.p.A. prima che fosse sancito il preannunciato tracollo per la sua pluriennale allegra gestione (sentenza di fallimento del luglio del 2012 per un debito di 27 milioni di euro). Il miserabile esito di quella dissennata e miope operazione della strana coppia Bufardeci & Marziano, lo abbiamo ormai sperimentato. Oggi però si manifestano nuovi cattivi presagi sul fatto di ricadere nella medesima situazione di allora. La storia non ci insegna niente.
Andando direttamente al succo, dalle notizie trapelate su giornali e blog, veniamo a sapere che in risposta a quello che sembra il colpo di mano che sta tentando la curatela del fallimento di SAI8 S.p.A. con la pubblicizzazione del bando per l’affitto del ramo d’azienda, l’assemblea dei 10 sindaci “responsabili” capitanata dal Commissario dell’ATO, Dott. Buceti, ha partorito la soluzione finale: una società direttamente costituita, senza intermediazioni, dai 10 comuni. A prima vista sembrerebbe che ci siamo incamminati finalmente verso al giusta direzione tracciata dal referendum sull’acqua pubblica. Ma è proprio così?
Per meglio leggere tra le righe dei comunicati, dobbiamo subito avere presente chi sono gli attori e che peso hanno, ciascuno, nel contesto. Parliamo dei sindaci dei comuni “responsabili”, tra i quali svetta quello di Siracusa, sia per ovvi e meno ovvi interessi da tutelare, che per mezzi a disposizione.
Sembra proprio che il Renzi-style stia contagiando tutti i livelli della pubblica amministrazione facendo assurgere vuote dichiarazioni di intenti a vere e proprie pianificazioni di dettaglio. Il fatto che ancora a fine marzo si disserti sulla forma gestionale, o meglio, sul contenitore della forma gestionale, spacciando questo problema come principale e rinviando a generici quanto fantomatici piani industriali, il dettaglio di come le cose, da dopodomani se non da domani, dovranno continuare a funzionare senza apprezzabili soluzioni di continuità, è segno della sconfortante pressapocagine che anima la classe dirigente politica nella nostra provincia, fatta eccezione per quella del capoluogo. E’ chiaro che in questa fase, ormai, a dettare l’agenda è nei fatti il sindaco Garozzo se, come sembra, a lui è stato delegato il compito di redigere il nuovo piano industriale a 10. Ma ricordiamo, a chi non mastica i fondamentali di economia aziendale, che un piano industriale non tratta solo del contenitore, ma si addentra soprattutto nella sostanza delle modalità di come deve avvenire una gestione. Le risorse finanziarie, l’organigramma e il materiale umano disponibile, il know-how di settore e la conoscenza dello specifico sistema da gestire, i rapporti con l’ambiente economico esterno all’azienda e con il mercato, e così via.
Di tutto questo non abbiamo alcuna notizia. Filtrano solo annunci che, se veri, dovrebbero suonare subito come impronunciabili. Ad esempio, si afferma che ognuno dei 10 comuni presterà per lo start-up della costituenda società ben 1,50 euro per abitante. Poco più di 33 mila euro da Noto, circa 400 mila da tutti e dieci i comuni. Andando a spulciare i dati messi a disposizione proprio dal Comune di Noto, si scopre che per un anno di gestione si prevede una spesa di circa 26 milioni di euro, per cui quei 400 mila costituiscono l’1,50 per cento del fabbisogno annuo, ergo possono coprire le spese iniziali di meno di 6 giorni di gestione. Questa sì che è programmazione di stile renziano.
L’altro clamoroso buco del teorema “stiamo provvedendo per voi”, a quanto pare del tutto invisibile ai 9 sindaci, riguarda quale struttura dovrà gestire in concreto il sistema. Parlo non solo di chi dovrà organizzare, controllare ed eseguire quanto serve per l’esercizio delle reti e dei depuratori, ma anche di chi e in che modo dovrà occuparsi degli altrettanto importanti aspetti amministrativi ed economici. Sembra impossibile che in qualche decina di giorni si possa impiantare una società in grado di gestire un servizio idrico a favore di 125 mila utenti (dati ufficiali), raccogliendo il testimone dalla precedente. E quale sarebbe il pregiato materiale umano a disposizione nell’organico dei comuni, specie di quelli che si sono sbarazzati con piacere del servizio già da diversi anni? Con quali dati affidabili sull’attuale stato delle utenze e degli impianti che, comunque, in questi ultimi 5 anni hanno subito variazioni presumibilmente importanti in termini di gestione?
Risulta così arduo immaginare su quali presupposti possa avvenire l’annunciato passaggio del testimone tra SAI8 e nuova struttura pubblica che, in pratica, l’unica soluzione praticabile sarà quella di non avere alcun passaggio di testimone! Sarà la società dei 10, inevitabilmente, ad affittare “temporaneamente” il ramo d’azienda messo all’asta dai curatori, non la cattiva Caltaqua. Noi siamo per il pubblico. Noi.
Con buona pace di Garozzo che risolverà nuovamente, come anni fa fece mirabilmente il suo illustre predecessore Bufardeci, il problema dell’impossibilità di accollarsi da solo la gestione del proprio sistema idrico per le note difficoltà che Siracusa, per altri motivi, ha nel rispettare il vincolo del patto di stabilità. Senza trascurare la salvaguardia dei 150 dipendenti di SAI8, di cui almeno una novantina provengono dalla mai dimenticata SOGEAS e quindi, in buona parte, figli dell’ancora vigente sistema clientelare aretuseo.
E per finire, ma questo riguarda anche il non-per-niente renziano Garozzo, ci vengano a dire con quali disponibilità ed entrate i nostri responsabili 10, contano di coprire i circa 26 milioni di euro annui della gestione caratteristica. E ce lo dicano subito, convincendoci e, se ce la fanno, convincendosi pure tra loro.
Precisino