Quello che da decenni e decenni rende Noto terra di conquista elettorale per più o meno squallidi limitrofi capibastone, è stata ed è la sostanziale assenza di classi dirigenti politiche locali con sufficiente forza contrattuale nei confronti dei gruppi di potere esterni al paese.
Nè sono esistiti singoli soggetti in grado di aggregare alcunchè di duraturo intorno ad essi. I cosiddetti capi, in quanto tali sono stati sempre un fallimento. Leone ha fatto terra bruciata attorno a sè e nessuno dei suoi è mai potuto crescere politicamente abbastanza. Accardo, tutto tranne un leader ed un aggregatore, paradossalmente è quello che è andato gerarchicamente più in alto. Ma di lui è rimasto meno che nulla. Valvo, di cui ricordo ancora il trionfo post-elezione su minicooper, è politicamente scomparso in modo mortificante senza lasciare alcun seguito.
Eppure molti in questo paese rimangono ancora ad attendere la venuta del papa – bianco o nero che sia – per risolvere i nostri problemi e riscattare non si sa cosa.
La “voglia di capo”, sport ormai praticatissimo a livello nazionale, serve sempre di più a colmare il vuoto creato dalla mancanza di idee e ideologie.
E’ di certo rassicurante delegare ad un talentuoso tribuno l’onere di pensare a tutto. Se funziona come capo-mandria, come ricettacolo di voti, non ha bisogno di altri intorno, saprà sicuramente badare al resto.
I più tradizionalisti cercano il bravo oratore, l’animale da palco o da telecamera che gliele suona e gliele canta a chi dissente quando serve.
Gli “alternativi” (termine ripescato dagli anni ’80) invece cercano il geniaccio, l’abile sovvertitore di regole, magari sornionamente poco appariscente, ma animato da un fuoco interno in grado di contagiarci e sorprenderci con una incessante serie di salvifiche uova di colombo.
L’importante, comunque, è che un capo ci sia, perchè una volta scelto a lui occorre tutto delegare.
Progetto Noto, o meglio, Notolibera, intendeva, forse ingenuamente come in laboratorio, trasformare un gruppo di appassionati in classe dirigente. Ci sarebbero voluti almeno altri due o tre anni e invece sono arrivate le elezioni del 2011. Così il gattino cieco è nato lo stesso.
Pur non essendo il capo atteso, ha capito in fretta come gestire il poterucolo locale. Dividi et impera. Partiti e movimenti, senza alcun vero collante (tranne il caso particolare del PD), si sono frantumati in tanti cani sciolti. Ognuno all’asta, pronto a qualsiasi cosa per appartenere a questa marmellata chiamata maggioranza. I 2+1 del PD&dintorni, che in altri tempi forse, avrebbero condizionato fortemente l’azione di un sindaco senza alcun movimento alle spalle, si sono invece cronicizzati nella “sindrome della sogliola silente” e passeranno alla storia per la loro avvilente insignificanza politica. Nessun programma, nessun obiettivo prefigurato e riconoscibile, nessun fiore all’occhiello da spendere. Partner ideali per un apparente “non capo” come l’attuale sindaco.
Sindaco che sono certo si compiacerà dell’efficacia con cui manovra la sua maggioranza e che accarezza sempre più la possibilità di essere rieletto per la seconda volta.
Ma anche lui, qualora ci riuscisse, non ha nessuno intorno che cresca con lui politicamente, anche perchè non avrebbe nessuna eredità da cogliere, se non il piacere di gestire il potere per il potere. Nessun ambizioso obiettivo dichiarato (per il paese intendo). Insomma un altro sindaco che, finito il suo mandato, sarà frettolosamente archiviato dalla memoria collettiva di questa inconcludente comunità. Resterà solo la solita voglia di capo.
Elettore M5s
Caro Elettore M5S, basta aggiungere un terremoto, un maremoto e una tromba d’aria e il gioco è fatto.
La memoria è appunto collettiva e lasci almeno alla nostra comunità decidere se ricordare, apprezzare o dimenticare e archiviare; lei pensi al suo giudizio e, se ha voglia si metta in gioco e si candidi a fare il “Capo”.
Si goda questa meravigliosa estate e si rilassi.
Una Democrazia non deve avere dei capi. I capi sono il prodotto di questo sistema culturale e politico. La politica dei capi ha prodotto l’autoritarismo politico che registriamo a tutti i livelli, con conseguenze disastrose e di degrado politico e culturale. Un sistema che può essere cambiato solo dal basso, a Noto, come in Italia, e non solo in Italia, per una società senza capi, capetti e sottocapi,in cui ogni soggetto diviene responsabile e libero nello stesso tempo. E’ la società a venire, non basata sul sistema capitalista, sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, ma su basi alternative al modello della cultura dominante, nonostante la partitocrazia politica italiana, stia applicando il programma della P2 di Gelli, un programma che non fa che moltiplicare l’arroganza, l’autoritarismo e la paura della partitocrazia al potere!