Alcuni cittadini, tra cui degli amici, hanno costituito un comitato civico per il riutilizzo del tratto ferroviario, a scopi turistici, di quel tratto di ferrovia da Noto a Pachino, dismessa da molto tempo e che era denominata la Ferrovia del Vino.
Nel mio piccolo voglio dare un contributo mettendo a disposizione un documento, quasi uno studio di fattibilità, datato giugno 2009, elaborato da Emerico Amari all’epoca Referente Territoriale Provincia di Siracusa di Ferrovie Siciliane.
“I progetti di recupero della ferrovia Noto Pachino sono da anni oggetto di accese discussioni in seno ai consigli comunali e nei periodi di campagna elettorale. Il dibattito vede contrapposti due schieramenti: da una parte coloro che sono favorevoli alla creazione di una pista ciclabile in base ad una legge dello stato (366/98) che prevede che i sedimi delle ferrovie dismesse debbano essere prioritariamente convertiti in piste ciclabili. Dall’altra coloro che vorrebbero la riattivazione della ferrovia, in esercizio fino al 1985. Ogni schieramento argomenta le sue ipotesi con valide ragioni.
Per chiarire meglio la questione è necessario seguire un percorso temporale che giunga fino ad oggi.
Da quando la tratta è stata messa fuori esercizio dalle ferrovie sono accaduti eventi che non possono essere ritenuti di poco conto. Innanzitutto è stata creata nel 1984 la riserva naturale orientata di Vendicari, meta di decine di migliaia di visitatori all’anno. Nel 1991 la tratta era stata oggetto di un lavoro di tesi all’Università degli Studi di Venezia da parte della laureanda Patrizia Amenta dal titolo: ”La valorizzazione e la fruizione della riserva naturale di Vendicari: l’ipotesi di recupero ambientale della ferrovia Noto – Pachino”.5 Nel 1999 l’architetto pachinese Rosario Ardilio propose un progetto di riattivazione della ferrovia in cinque fasi mediante la creazione di nuove fermate (Pizzuta, Villa sul Tellaro, Calamosche, Vendicari e Calafarina) e il recupero dei fabbricati. Nello stesso anno una cordata di imprenditori spagnoli propose alle ferrovie di rilevare la tratta dismessa. La società Metropolis (oggi Real State), incaricata di gestire gli immobili dell’Ente, chiese alla cordata la cifra di 400 milioni al chilometro, un costo ritenuto troppo esoso. Il Comune di Noto interessato alla vicenda riuscì a far valere il diritto di prelazione sulla tratta, avviando lo studio di fattibilità dell’opera.”
Un episodio significativo in questa vicenda accade nel 2000 quando Rete Ferroviaria Italiana ottiene dal Consorzio Autostrade Siciliane la costruzione del ponte che permette di superare l’autostrada in contrada Falconara. Nel 2004, mentre voci sempre più insistenti chiedono la riapertura della ferrovia ai fini turistici, conseguenza dell’aumento vertiginoso dei flussi di visitatori nella zona di costa compresa fra Eloro e Marzamemi, l’Assessorato ai Beni Culturali della Regione Siciliana finanzia con un importo di circa cinque milioni di euro la realizzazione di una pista ciclabile al posto della ferrovia. Il progetto rimase solo sulla carta perché nel frattempo si fece spazio l’ipotesi di costruire una pista ciclabile parallelamente alla ferrovia. Portare a termine questo progetto non è semplice a causa di alcuni tratti angusti confinanti con costruzioni sorte in zona lido.
La svolta però potrebbe essere partita nello stesso anno in seguito ad un convegno organizzato da Rete Ferroviaria Italiana che discusse della possibilità di riattivare una linea dismessa con treni la cui finalità fosse di tipo turistico – ambientale oppure di realizzare una greenway (pista ciclabile). Sono numerosi i progetti portati a termine in questi anni da varie amministrazioni locali. In particolare la proposta denominata “rail with trail” cioè ferrovia più bici appare la migliore soluzione nella quale i fabbricati diventano punti di scambio rotaia – bici.
Ciò permetterebbe ad un territorio ricco di beni culturali e ambientali di veicolare numerosi visitatori offrendo molti servizi. Nel caso della tratta in questione il problema di far coesistere la rotaia e la pista ciclabile comporterebbe delle enormi limitazioni in zona Lido di Noto, perché in quel contesto bisognerebbe attrezzare nuovi percorsi ciclabili e lasciare il sedime ferroviario al treno. La greenway dotata di vari punti di partenza permetterebbe di esplorare le grandi risorse a sud di Noto, le zone archeologiche di Colonna Pizzuta, Eloro, Villa del Tellaro e Cittadella dei Maccari. Sono esempi di riattivazione di linee dismesse la Valmorea, Monte Amiata, ferrovia del lago d’Iseo, Asciano – Monte Antico e del Val Venosta. Cioè linee che sono nuovamente entrate in servizio dopo decenni dalla loro chiusura, in qualche caso dopo più di mezzo secolo!
La ferrovia Noto Pachino ha il grande privilegio di attraversare una zona di altissimo valore ambientale e la sua riattivazione costituirebbe un valido mezzo di trasporto in un territorio incontaminato (riserva naturale orientata di Vendicari). Un capitolo a parte spetta alle voci di spesa dell’opera. Si legge nel documento di RFI che per eliminare la vegetazione infestante siano necessari 20 € al metro cioè 20 mila € al kilometro. Questa voce di spesa inciderebbe sul costo finale dell’opera visto che la tratta è lunga 27 kilometri. Ciò comporterebbe un costo totale di circa 500 mila € per soli lavori di decespugliazione. Questa cifra deve essere considerata inferiore visto che il percorso presenta alcuni tratti integri. Al costo dovremmo aggiungere la rimozione e sostituzione delle traverse e dei profilati nuovi o dismessi da linee ad alta frequentazione. Si tenga conto che oltre alla parte automativa il ripristino comporta la verifica della stabilità in alcuni tratti.
Nel sito sono facilmente reperibili alcuni articoli, con documentazione allegata, dove ho trattato la vicenda delle Greenways ed in particolare la situazione del progetto del comune di Noto.
Spero di aver fatto cosa gradita.
Carmelo Filingeri
Grazie, Carmelo, per questa approfondita esposizione di un progetto che darebbe lustro e piena possibilità di fruizione sostenibile alla Riserva. La sua realizzazione permetterebbe l’inserimento del tratto ferro-ciclabile in un circuito turistico eco-compatibile che garantirebbe insieme accessibilità e conservazione rispettosa dell’ambiente. Spero che l’amministrazione netina abbia la forza, la lungimiranza e la competenza per portare il progetto a compimento.