E’ doveroso da parte mia precisare il senso del mio intervento al Consiglio Comunale di giorno 17 marzo circa l’assegnazione di un assessorato al gruppo che fa capo all’On. Gennuso.
Quando si è deciso di appoggiare Corrado Bonfanti al ballottaggio sapevamo che fra i soci fondatori del “Progetto Noto” vi era anche l’MPA. Nonostante questo, per ragioni che è inutile ricordare, abbiamo deciso di aderire. Scelta che, alla fine, oltre che coraggiosa è risultata vincente, consentendoci una rappresentanza numericamente importante in Consiglio Comunale.
Allora più che il coacervo di gruppi, movimenti, partiti, appariva il programma e la volontà di dare un volto nuovo alla politica netina.
Sarebbe stato contraddittorio sostenere ragioni di dissenso ad un rientro in maggioranza di un gruppo che ne era stato parte dall’inizio. Salvo che, come appariva e come sotto certi aspetti ancora appare, il rientro del gruppo di Gennuso in maggioranza prefigurasse la coalizione che tra un anno circa dovrebbe sostenere una nuova candidatura di Bonfanti.
Non avrei mai potuto esprimere un mio assenso perché lavoro e intendo ancora impegnarmi per una diversa coalizione, ritenendo questa esperienza, ricca di luci ma anche di ombre, assolutamente improponibile.Ho dato credito a quanto dichiarato dal Sindaco Bonfanti: “non so quale coalizione cercherò di costruire, al momento voglio solo ricomporre la stessa maggioranza che mi ha sostenuto alle elezioni”.
Adesso chiedo al Sindaco Bonfanti degli atti consequenziali alla sua dichiarazione, ad iniziare dalle nomine al Consiglio di amministrazione Aspecon.
Riveda, come promesso, gli emolumenti per i componenti, impegno che non può ancora essere rinviato.
Provveda alla nomina di altri componenti che assicurino competenza e professionalità nella gestione amministrativa di un servizio fondamentale per la nostra città.
Porti in consiglio le delibere sull’abusivismo edilizio.
Si impegni per l’estensione della Riserva di Vendicari fino ad Eloro-Pizzuta.
Concorra in modo determinante per delle linee guida del PRG coerenti con l’obiettivo di tutela del patrimonio ambientale e rurale.
Il “Progetto Noto” aveva un difetto d’origine: l’aver messo insieme espressioni politiche fin troppo distanti fra di loro nella concezione della politica, dei valori, degli ideali.
Questa distanza, siderale a volte, si è manifestata in molte occasioni, per molte vicende. La forza dei numeri avrebbe determinato la secca sconfitta in alcune fondamentali battaglie.
Ritengo sia doveroso riconoscere che si è stati capaci (il plurale è usato per riferirmi non solo al gruppo consiliare ma anche a singoli, gruppi, associazioni, al loro lavoro, al loro impegno, alla loro tenace intelligenza) di prevalere sulla logica dei numeri in tante battaglie di civiltà, di tutela del territorio, di sviluppo sostenibile.
E’ un falso sillogismo sostenere che “per fortuna c’eravamo, quindi bisogna esserci anche in futuro”, perché non fa i conti con un nostro categorico dovere: impegnarci per migliorare il quadro politico, per dare una nuova classe dirigente, per un nuovo modo di concepire la politica.
Le forze del rinnovamento questo debbono fare, non rassegnarsi ad una prospettiva elettorale che, invece, è tutta da verificare e che, ritengo, possa essere cambiata.
Sono, infatti, convinto che la cultura politica della città sia cambiata, che vi è una opinione pubblica che apprezza il coraggio, la voglia di cambiare, che è stufa di una classe dirigente ipocrita ed autoreferenziale.
Vi è un elettorato sempre più vasto che non solo chiede regole di civiltà e rispetto della legalità, ma soprattutto ama la coerenza ad esse.
A questo elettorato, a questa opinione pubblica non può riproporsi lo stesso quadro politico, lo stesso coacervo di forze portatrici di valori e idealità contrastanti, impossibili di sincretismo.
C’è una nuova generazione animata di idealità, che crede nel cambiamento, che si ostina a pensare che la miopia politica sia ancora un male curabile e che il futuro non sia una categoria di pensiero pigro e rassegnato ma da costruire subito con coraggio e determinazione.
Non penso ad una battaglia di identità che, in fondo, consente solo lo sventolio della propria bandiera senza nulla costruire.
Penso alla necessità di lanciare una sfida alla città, alle forze politiche, ai gruppi, ai movimenti, per costruire una coalizione coerente nei valori e nelle idealità, che si proponga il rinnovamento della cultura politica, della classe dirigente, e con essa della cultura di questa città.
Una coalizione che faccia della partecipazione alle scelte, chiamando e coinvolgendo le migliori intelligenze, l’asse portante della sua sfida.
Non più una coalizione variabile per becere logiche di opportunismo o per bieche pretese di poltrone, assemblata secondo gli umori ed i cambi di casacca di consiglieri senza fissa dimora.
Non è questa l’unica rappresentazione possibile della città. Abbandoniamo la tranquillità data solo dalla pigrizia e dalla rassegnazione.
Lanciamo una sfida.
La prima sfida è quella di credere che la nostra città sia migliore della sua attuale rappresentazione politica e che abbia voglia e necessità di un vero rinnovamento.
Aldo Tiralongo
Ma a Palazzo Ducezio avete avete lottizzato anche l’aria che si respira. Quali metodi e quale nuova classe dirigente?