Ci sono volute le stragi del 1992 e del 1993, dopo decenni di delitti, di uomini dello Stato uccisi, perché si realizzasse un corpo normativo ed organizzativo per combattere con successo la mafia.
Dopo l’ennesimo incendio, dopo l’ennesima devastazione del territorio, di civili abitazioni, del lavoro degli uomini e della natura, come per la lotta contro la mafia è necessario un intervento organico delle istituzioni per fronteggiare e sconfiggere questo male, che infetta la nostra società.
Un intervento nel contempo normativo ed organizzativo, così come contro la mafia.
Trasformare un mero delitto ambientale in reato contro l’umanità, con i conseguenti aggravi di pena, ed equiparazione agli attuali reati ostativi.
Una direzione centrale e periferica che organizzi non solo gli interventi di spegnimento, le emergenze, ma soprattutto prevenga, coordini con una linea di comando centralizzata le attività di prevenzione.
Pattugliamento dei territori, nelle zone durante i mesi più a rischio.
Direzione coordinata ed efficace degli uomini e dei mezzi, con competenza e capacità manageriale, nelle condizioni di pianificare la gestione delle risorse umane ed avere sempre ed in ogni momento i mezzi e le attrezzature efficienti.
Coinvolgimento di enti ed associazioni che hanno fra i loro scopi e missioni anche quello della tutela del territorio e dell’ambiente da ogni scempio, tra cui gli incendi. Nella consapevolezza che nessun intervento, per quanto organico, potrà mai avere efficacia se non vi è anche una presa di coscienza collettiva, una cultura diffusa, la consapevolezza che il territorio, la natura, sono dei doni e patrimoni che dobbiamo apprezzare e tutelare con cura.
Come nella lotta contro la mafia. Intervento dello Stato insieme alla coscienza popolare.
PASSIONE CIVILE
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