Un libro sulla Grecia,un libro di viaggio di Henry Miller,1881/ 1980,dal titolo: “Il Colosso di Marussi“. Un viaggio che Miller fece nel 1939, alla vigilia del secondo conflitto mondiale,che lo fece tornare in America dove nel 1941 pubblicò il libro ristampato qualche anno fa da Adelphi.
Il Colosso di cui parla Miller è il Poeta e Saggista Giorghios Katsimbalis che lo accompagna, come un moderno Virgilio, quasi per tutta la Grecia.
Miller scopre la Grecia e trae da ogni tappa una forza interiore, che non aveva sentito e conosciuto prima.
Una forza interiore, che diviene e si fa incanto,visitando il Partenone in cui trova le proporzioni dei templi e delle statue costruiti dal genio di Fidia sovrumani e divini.
Epidauro è il luogo di cura, il luogo dell’arte risanatrice e della perfezione.
Micene sembra nuotare nella luce e porta fuori dal tempo cronologico, dove l’aria e l’atmosfera fanno pensare e sentire che gli Dei calpestarono quella terra.
Eleusi, unita ad Atene dalla via sacra, è la Città dei misteri Orfici,l uogo dove si veniva iniziati al superamento della morte, dove nessuna analisi è possibile, dove ogni cosa parla di illuminazione, di accecante e gioiosa illuminazione.
Poi Miller fa tappa a Delfi, sede del famoso Oracolo che Socrate consultava; Tebe, Corinto, Nauplia, Olimpia, Sparta,Troia, Cnosso … dove le rovine delle colossali e stupende architetture, tra terra, cielo, aria, sole, vegetazione rendono ogni cosa di abbagliante bellezza e armonia, risvegliando nella memoria i gesti degli antichi Eroi Greci, lo spirito fecondo dei grandi Architetti e Scultori come Fidia, Mirone, Policleto, dei grandi filosofi come Eraclito, Socrate, Platone, Pitagora, Epicuro…
Il cielo greco per Miller, oltre ad essere gravido di vibrazioni, è quello che è più vicino e più a contatto con la terra, più di ogni altra parte del mondo, quasi un’unica cosa con il tutto.
Tutti i luoghi della Grecia visitati da Miller sono a misura d’uomo, sogno e realtà, storia e mitologia si uniscono e sono abilmente fusi, dove si sente ed è nell’aria la possibilità di raggiungere la divinità che è in noi, mediante i nostri propri sforzi, la nostra volontà. “Luoghi dove il Genio è norma“ dove lo spirito di eternità è più presente di ogni altra presenza.
Viaggiando,Miller vive e trasmette questo entusiasmo gioioso e Dionisiaco.
Il viaggio, i viaggi sono sempre destabilizzanti per l’ego.
Un Miller Poeta del Corpo e dello Spirito, appena congedatosi dalla Parigi dei Tropici, da lui definita “un palcoscenico ruotante e artificiale, che fa osservare e capire tutte le fasi dei conflitti“, un Miller che davanti alla tomba di Agamennone trova il proprio “centro“, venendo a contatto con se stesso, con il vero se stesso.
Il suo è chiaramente un viaggio interiore in cui si distacca dal mondo delle cose e in cui verifica la propria frammentazione e i doppi da cui dipende.
L’Autore degli scandalosi Tropici,” Tropico del Cancro,” e “ Tropico del Capricorno,” la cui vita dello scrivere non era del tutto separata da quella vissuta realmente, ( il flusso di coscienza diviene la tecnica della sua scrittura ), aveva già iniziato un processo dinamico attraverso la pratica destrutturante e di autoliberazione dell’io, della morale sessuale cattolico – borghese e della schiavitù che si regge sui tabù della sfera escatologica ed erotica,che riprende e continua nella trilogia della “ Crocifissione in Rosa. “
Per Miller la violazione di questi tabù porta sulla strada della consapevolezza, della creatività artistica e della verità.
Sono le influenze delle filosofie orientali e le esperienze mistiche, che gli hanno fatto da lente di ingrandimento fino a farlo uscire anche praticamente dai residui delle vecchie tendenze e a fare nascere in lui “un’altra persona“, un altro individuo, un’altra vita nello stesso corpo vitale.
In Miller, dopo il viaggio in Grecia, si stabilì se così si può dire: “ l’io del suo io, “ che non è una verginità nuova e ricattatrice, nè un nuovo ego, ma un io che smaschera, neutralizza e si libera del “ proprio assassino, “ che completa i processi di metamorfosi, trasformando se così si può dire: il verme in farfalla.
Roberto Bellassai