Qualche giorno fa, il quotidiano francese Le Monde ha pubblicato un articolo dal titolo “La scommessa improbabile della lotta contro l’erosione del litorale”. Un articolo allarmante su un fenomeno che minaccia una buona parte (più di un quarto) delle coste francesi, soprattutto quelle oceaniche, ma anche quelle mediterranee.
Il Signal è un palazzone di cemento da 4 piani costruito nel 1960 sulla costa atlantica, nel comune di Soulac-sur-Mer, in Aquitania. Nel 1960, il Signal, che si trovava a 200 metri di distanza dal mare, fu considerato il simbolo del diritto dei francesi, di tutti i francesi, alla vacanza al mare. Molti altri Signal furono costruiti lungo le coste francesi per circa un ventennio fino a quando la famosa legge del litorale entrò in vigore per mettere fine all’urbanizzazione incontrollata delle coste. Oggi, nel mese di marzo 2015 (anche i mesi ormai contano), il Signal si trova a soli 12 metri di distanza dal mare ed è divenuto il simbolo dell’erosione irreversibile del litorale francese.
In questi ultimi anni, ed in particolare in questi ultimi 3 anni, il processo di erosione ha subito un’accelerazione straordinaria. Balletti di camion e ruspe si susseguono sempre più frequenti ai piedi del palazzone nel tentativo di impedirne il crollo ammassando sabbia su sabbia, ma il fenomeno ha preso ormai proporzioni tali che qualunque tentativo di salvataggio rischia di risultare improbabile, esoso, se non assurdo o grottesco. Intanto l’edificio è stato evacuato su ordine della prefettura e una battaglia giuridica è in corso: i 78 comproprietari espulsi hanno chiesto i danni al costruttore che avrebbe, secondo loro, la responsabilità di averlo costruito, e hanno chiesto un risarcimento allo Stato colpevole di aver autorizzato la costruzione. Certo l’edificio andrebbe demolito, ma non si è ancora capito chi dovrebbe sborsare il milione e mezzo di euro necessario alla demolizione.
La fragilità del litorale è dovuta all’innalzamento del livello dei mari, ma anche all’accelerazione del fenomeno naturale di erosione delle coste a causa dell’attività umana. In Aquitania, le spiagge si ritirano ormai ad un ritmo di 1-3 metri l’anno con punte fino a 10 metri. Nel 2009, la tempesta Klaus ha inghiottito d’un colpo 10 metri di dune. Nel 2010, la tempesta Xynthia ne ha preso 15 facendo 53 morti. Nel 2014, nove metri supplementari sono spariti. Ovviamente i rischi più immediati legati all’erosione esistono là dove si è costruito. Se in un primo momento il primo riflesso è stato pensare che la soluzione migliore fosse quella di proteggersi dal mare, ricostruire, ammassare sabbia, fino a concepire progetti di costruzione di dighe da 500 milioni di euro ciascuna (dighe che tra l’altro sono proprio una delle cause dell’accelerazione del fenomeno di erosione), adesso, di fronte alle dimensioni del fenomeno, il Ministero dell’Ecologia insieme agli enti preposti alla salvaguardia del litorale stanno invece valutando se non sia più opportuno trasferire altrove le attività e gli edifici minacciati.
Proteggere le coste dal mare o proteggere il mare dalle coste ?
Leggo che l’amministrazione comunale di Noto ha intrapreso, anche per ragioni di reputazione e immagine, “una corsa contro il tempo per consegnare entro giugno ai netini e ai turisti il piazzale Lido di Noto così com’era prima della notte del 10 dicembre”. A me sarebbe piaciuto invece piaciuto leggere una notizia un po`diversa, per esempio una notizia come questa: in seguito al crollo del piazzale Lido di Noto, l’amministrazione comunale ha capito che non può controllare il tempo e, difronte ad al fenomeno evidente dell’erosione costiera, ha deciso di cogliere l’occasione per mettere fine alle pratiche di cementificazione che hanno sfigurato le coste siciliane. Il piazzale sarà quindi ridimensionato e l’amministrazione prenderà il tempo necessario a studiare delle soluzioni adeguate di salvaguardia e fruizione del litorale netino.
All’università di Brest, specialisti nello studio del mare, l’hanno capito: bisogna pensare in modo diverso rispetto al passato. Costruire dighe, muri, ammassare sabbia, rassicura gli abitanti, ma non sono soluzioni durevoli e, oltre all’elevato costo economico, il costo ambientale di tali operazioni è spesso ancora più elevato. Una soluzione universale non esiste, ogni tratto di costa andrebbe studiato con attenzione e la soluzione adattata alle sue specificità. In alcuni casi, la demolizione e il trasferimento delle opere in zone più lontane dal mare diventa persino la soluzione più sensata e meno costosa. In ogni caso costruire o ricostruire sul mare non è più accettabile.
In fondo la questione che si pone è proprio questa: proteggere il litorale da un fenomeno che sembra irreversibile o il mare (spiagge incluse) dalla cocciutaggine umana e da progetti di protezione dalla dubbia utilità?
Ritirarsi o ostinarsi?
Stefano Alderuccio
Caro concittadino, approfitto della sua impeccabile riflessione per aggiungere una storiella.
Quando ero piccolo, i miei genitori amavano andare alla spiaggia degli “scogli bianchi” e ogni tanto mio padre mi portava a fare il giro della scogliera, lui a nuoto ed io a bordo del canottino, per andare a visitare la splendida grotta. Diventato adolescente, ho più volte ripetuto questa esperienza (a volte con qualche fidanzatina) e mi ricordo che un anno, a causa di una bassa marea e del fondale poco profondo, sono riuscito ad arrivarci perfino camminando (con l’acqua alla gola ovviamente); questo inciso per sottolineare come il mare da e porta via sabbia a suo piacimento.
Adesso sono grande e ho dei figli. Questa estate avevo comprato un canotto per far vivere l’esperienza ai miei bambini per la prima volta; ebbene, appena oltrepassata l’estremità della scogliera, ho trovato davanti a me un enorme cumulo di massi. La grotta è stata completamente tappata, la falesia irriconoscibile, tutto ciò che si vede nel link qui di seguito (che fortunatamente qualcuno ha immortalato) adesso non esiste più. http://www.panoramio.com/photo/20635427?source=wapi&referrer=kh.google.com
Sapevo che avrebbero dovuto fare dei lavori per consolidare il costone e salvare la casa di qualche politico, ma non pensavo si sarebbero spinti fino a tanto. Quanti ricordi sepolti in quella grotta!
E pensare che qualcuno si vanta pure di questo intervento, perché in tal modo ha dato la possibilità di soggiornare in quelle case forse per un altro paio di decenni al massimo.
È pura follia!
Confido comunque nella natura che della nostra ostinazione se ne fa un baffo.
Nel caso del piazzale di Lido, è un vero peccato che l’amministrazione non abbia una maggiore sensibilità. Non dico che non si deve ricostruirlo, ma andrebbe fatto in modo più intelligente. Il piazzale andrebbe in ogni caso ridimensionato e la parte più vicina al mare ricostruita in legno e ferro. Una struttura leggera, pedonale, (anche elegante !) che favorirebbe tra l’altro i processi di sedimentazione, permettendo di aumentare subito, e poi nel tempo, la spiaggia.
Non si può pensare di far fronte a queste situazioni con lo spirito della corsa contro il tempo per motivi turistici o elettorali, ricostruendo ogni volta, tale e quale, poco prima della stagione balneare, quello che il mare distrugge.
Poi, i cittadini, i turisti, non sono stupidi. Se ci vuole più tempo per studiare e realizzare un progetto che impiega tra l’altro meglio i fondi pubblici, basta transennare la parte e mettere dei bei cartelli che spiegano il progetto con delle foto dell’opera, i tempi di realizzazione. La gente capisce…
Spero che l’amministrazione abbia il “tempo” di leggere questo blog…
Egregio Sig Gionfriddo lei ha trovato delle foto che riprendono la costa prima che la stessa franasse per cause naturali.Quindi la grotta è crollata come una parte dell’edificio soprastante.La grotta quando i proprietari, mi pare siano inglesi,quando hanno fatto la messa in sicurezza con i materiali che lei ha visto non esisteva più.I lavori a fianco che ho eseguito per conto di privati e non dall’ente pubblico per salvare la casa di un politico non hanno modificato la falesia non essendo stato fatto alcun lavoro sulla stessa ed è visibile sui luoghi,sia dalla terra ferma che dal mare.L’intervento pubblico riguarda la zona vicino l’Hotel President e la zona dove è stata spostata la carreggiata della SP Lido di Noto Calabernardo.
Questo per chiarezza di informazione e per evitare di falsare la realtà con i si dice e i soliti ma. Nessuna modifica della costa da parte dei privati ma crolli sotto la spinta del mare forse chi scrive oltre a non essere andato per mare non ha seguito nemmeno le cronache locali.
Egregio geometra Manfredi,
Non era mia intenzione riferirmi a Lei o a qualche altro tecnico che ha svolto la propria opera da privato cittadino; non potevo immaginare che dei privati avessero contribuito a quello scempio; non a caso ho definito il mio intervento una “storiella” (tipo quelle di Adam Kadmon), arricchendola di contenuti superflui (la fidanzatina, il canotto, ecc.), per evidenziarne il carattere di fantasioso racconto. La mia conoscenza sull’argomento non può certamente essere completa quanto la Sua (considerato il Suo trascorso in politica); e d’altro canto, sono io stesso a dire genericamente “Sapevo che avrebbero dovuto fare dei lavori (…) ma non pensavo si sarebbero spinti fino a tanto” (ciò lascia intendere che manco di alcune informazioni).
Non metto in dubbio quanto da Lei riferito e non approfondisco ulteriormente la questione poiché, tra botta e risposta, si finirebbe inevitabilmente per argomentare su materie delicate, quali il demanio, l’incolumità pubblica, la sicurezza e quant’altro ancora, rischiando di scatenare un putiferio (e non per i lavori da lei eseguiti o diretti).
Comunque, la grotta, cui faccio riferimento io, in quella foto non si vede ma se ne vedono altre; il fatto poi che i proprietari della casa siano inglesi non esclude che essi non possano essere anche politici (non mi risulta che agli inglesi sia vietato fare politica).
Ciò detto, poiché non è mia intenzione falsare la realtà, vorrei indicare altri link per dare la possibilità ai lettori di vedere come è la situazione oggi, di modo che ognuno possa farsi la propria opinione sulla falesia, i crolli naturali (o forse provocati), l’intervento dell’uomo (tra pubblico e privato) e valutare se la costa sia stata snaturata o meno. Per vedere invece l’originaria morfologia del litorale basta andare su google earth, scorrere lo storico e confrontare le immagini. Una cosa è certa grazie a questo intervento (naturale?) alcune abitazioni hanno acquistato valore, visto e considerato che adesso hanno accesso diretto al mare (alla faccia del divieto di balneazione).
Lo stato di decadimento in cui versa oggi il litorale netino è dovuto all’incuria, alla trascuratezza e all’indifferenza della classe politica che ci ha governato dal 1976 a oggi (anno in cui è stata emanata la legge sulla inedificabilità entro i 150 metri), e che ha permesso, in primo luogo, di stuprare la costa con abitazioni abusive e in alcuni casi perfino di sanarle; e per secondo, non ha mai pensato alla prevenzione e alla salvaguardia, ma si è limitata a intervenire solo dopo il verificarsi dei crolli. Con l’avanzare dell’erosione, ci sono abitazioni rimaste a cinque metri dalla battigia e a circa un metro sul livello del mare che confidano oramai solo sulla clemenza della natura. La storia del piazzale lido era stata già scritta tanti anni fa quando la distanza dalla battigia si era ridotta a meno di dieci metri e sono riaffiorati dalla sabbia i resti e le fondamenta del vecchio ”chalet”.
Per quanto riguarda proprio i lavori del piazzale lido, vorrei solo sottolineare che la fretta è cattiva consigliera; e in ogni caso, anche se mai dovessero iniziare in tempo, l’imprevisto (che nell’edilizia è quasi fisiologico) è sempre in agguato. Per cui tranquillizziamoci tutti, tanto non saranno questi lavori a determinare l’esito delle prossime elezioni, viceversa se non riescono saranno l’ennesimo flop di questa amministrazione. Suggerirei dunque di ascoltare i consigli del Sig. Alderuccio.
Mi dispiace che Lei si sia sentito toccato, vorrà dire che la prossima volta concluderò le mie ”storielle” con la frase “ogni riferimento a personaggi e/o a fatti realmente accaduti è puramente casuale”.
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Mi scuso col gestore del sito per tutti questi invii separati dei vari link, ma il sistema non accettava un unico invio. Eventualmente lo autorizzo a modificarli e riunirli in un unico post.
saluti