La Best pratice è l’idea manageriale che asserisce l’esistenza di una tecnica, un metodo, un processo o un’attività, che sono più efficaci nel raggiungere un particolare risultato, di qualunque altra tecnica, metodo, processo, o attività.
Si afferma che, con i processi adeguati, con i giusti controlli e le corrette analisi, il risultato voluto può essere ottenuto evitando problemi e complicazioni impreviste.
Basandosi su quelle procedure ripetibili che nel tempo si sono dimostrate migliori sia per la loro efficienza (meno quantità di sforzo) sia per la loro efficacia (risultati migliori), la best practice garantisce il raggiungimento degli obiettivi nel massimo dell’economia e della qualità.
E, al Comune di Noto, da questo punto di vista, sono grandi ottimizzatori ……. non c’è che dire!
Perché dilungarsi in inutili e noiose analisi e perdere tempo quando altri hanno già fatto meglio di noi?
E’ molto più semplice e più produttivo attingere a queste fonti inesauribili che le moderne tecnologie del “copia e incolla” ci consentono.
In particolare è utile quando si tratta di questioni importanti, perché rischiare di sbagliare?
E cosa ci può essere di più essenziale e oneroso per una città come la nostra dell’igiene urbana?
Nulla! Qui non bisogna sbagliare ….. concentrarsi e andare a ricercare le famose Best Practice!
Già nel lontano 2009 si pensò bene – nel capitolato d’oneri “elaborato” (?) dall’allora unità di progetto “Tutela Ambientale e Igiene Urbana” allegato alla delibera di Giunta n. 273 del 30/12/2008 – di attingere a piene mani dall’analogo documento della nostra “vicina” Città di Lecco!
Si sa, in questi casi ogni singola parola è importante, e fu evitato perfino di modificarne troppo i costrutti.
Ne scaturì allora un bell’appalto di circa 4 milioni di euro all’anno!
Un capitolato d’oneri stringente, da mentalità lombarda, con cui si intimava alla ditta esecutrice il raggiungimento della percentuale minima del 30 % di riduzione del conferimento dell’indifferenziata con penalità esose in caso di insuccesso.
Forti di questo grande primo successo nelle best pratice questa volta la Giunta municipale ha approvato con proprio atto n.197 del 1 agosto 2014 il Piano di Intervento dell’area di raccolta ottimale, in sostanza la base di indirizzo per il nuovo bando di gara per la spazzatura.
Un sterminato documento di ben 237 pagine in cui, al netto di qualche piccolo svarione, evidenziato in giallo nel file allegato, si ipotizza un altro bell’appaltino da oltre 4 milioni di euro l’anno!
Questa volta ci siamo appoggiati, si fa per dire, al comune di Licata.
Da Lecco a Liccata!
Naturalmente, per non fare torto al lavoro altrui, per larghi tratti del documento abbiamo ben pensato di non modificare neanche le parole e i disegnini a corredo delle elucubrazioni contenute
In questo Piano, si afferma tra l’altro, a pag. 83, che la raccolta differenziata si è attestata al 27,94% del totale dei rifiuti solidi urbani.
Purtroppo nel Piano, che all’epoca scaricai dall’Albo Pretorio del Comune, mancano le pagine da 237 a 270 dove dovrebbero essere descritti i tabulati di Piano economico e Finanziario.
Ps. La ditta appaltatrice è in contenzioso con il Comune per le prestazioni aggiuntive fornite e non onorate!
Chissà se il comune ha mai fatto notare il mancato raggiungimento dell’obiettivo prefissato al 30% della raccolta differenziata con la relativa penale?
Ma “al comune di Noto si procede nel rispetto delle norme ….”!
Carmelo Filingeri
Caro Carmelo,
il vero problema non è il copia/incolla di piani e programmi di altri Comuni. Credo sia normale ispirarsi ad esempi e modelli già esistenti specialmente se funzionano. Il Comune può fare anche un copia/incolla del piano di gestione rifiuti di NewYork, non ce ne frega niente, però lo applichi !
E’ chiaro che un copia incolla non è mai elegante, è chiaro che un piano di gestione dei rifiuti dovrebbe essere adeguato alla specificità di un dato territorio, ma il vero problema resta quello che vediamo nella realtà: una gestione dei rifiuti pessima, quasi inesistente. Lo ripeto: la gestione dei rifiuti, specialmente nella società dei consumi, è una QUESTIONE CULTURALE. E dovrebbe essere trattata come tale, con lo stesso riguardo e impegno che riserviamo al teatro, alla letteratura, all’arte.
Come fa la città da un lato a reclamarsi città d’Arte e capitale della Bellezza e dall’altro ad avere così poca sensibilità per la gestione della spazzatura. Forse è difficile capirlo, forse ci sono anche altri interessi, non so, forse è semplicemente troppo lontano dalla nostra cultura, dai nostri usi: la spazzatura? e chi se ne fotte!
Paradossi della nostra società: da un lato usiamo l’Iphone 117 dall’altro non capiamo cose molto semplici, evidenti, che la gestione dei rifiuti in una città che vuole vivere di turismo è un fattore CAPITALE.
Potrei continuare per ore, ma mi fermo qui.
Saluti,
LE PRIME CHICCHE
L’analisi del documento, che avrebbero dovuto fare i consiglieri all’epoca della prima approvazione, inizia a evidenziare delle “incongruenze”. Cominciamo perciò con la prima.Citiamo il passo interessante (pag.158):
“In questa sede si ribadisce che non è prevista una particolare fase di start-up della nuova gestione, con l’impiego di altro personale, attrezzature e mezzi aggiuntivi a quelli già presenti nella gestione attuale, nella considerazione che, di fatto, la nuova gestione proseguirà in continuità con la medesima gestione attuale, apportandovi progressivamente potenziamenti e miglioramenti fino al raggiungimento degli standard di servizio attesi a regime.”
Avete letto bene: non è previsto un avviamento della nuova gestione che necessiti di altro personale, attrezzature e mezzi aggiuntivi, dato che la “nuova” gestione proseguirà “in continuità con la medesima gestione attuale”. A voi la migliore interpretazione.
Più avanti si parla, invece, dei costi dell’appalto tra i quali concorrono quelli per l’acquisto “a nuovo” di varie attrezzature ed automezzi (pag.159) che, in allegato 1 (da pagina 161 a pagina 212) vengono descritti con una inconsueta dovizia di particolari. Tale che se dovesse essere rispettata alla lettera nell’affidamento, non potrebbe che essere accontentata da mezzi di marche ed allestimenti specifici, magari già in possesso di “qualcuno”. (es. “Sterzo idraulico del telaio. Angolo di 42 gradi in entrambe le direzioni”.)
Occorre precisare, che nella best practice di Lic(c)ata, l’analogo livello di dettaglio nella descrizione dei mezzi era dovuto al fatto che questi rientravano in una precisa lista di mezzi oggetto di finanziamento, già in corso di approvazione alla regione.
A voi l’interpretazione migliore.