Ormai è una tradizione. L’odore dei fiori non è ancora svanito dalla splendida via Nicolaci e già divampano le polemiche. Quest’anno è stato un flop …. no è stato un grande successo. Gli stand costavono troppo ……. meno male che non c’è stata la sagra paesana degli anni scorsi. E così via di seguito. Nonostante i netini siano ipercritici e incontentabili per natura e, per la verità, anch’io negli anni mi sono dilettato in questo sport dai tratti sciovinisti, è bene chiarire, a scanso di fraintendimenti e in considerazione dell’eccessiva repulsione dell’amministrazione Comunale al diritto sacrosanto di critica, soprattutto quando questo è esternato attraverso giornali, televisioni, social network o incontri pubblici, l’intenzione di asseverare l’eventuale elencazione delle tante disfunzioni e disservizi dei giorni dell’infiorata come un “cahier de doleance” utile ad avviare un ragionamento complessivo e, per buona pace dei soliti permalosi, di natura propositivo sul cambio di impostazione organizzativa che l’amministrazione comunale, collaborata da varie associazioni cittadine, ha voluto realizzare. Ritengo apprezzabile e, per certi versi, anche brillante, ambiziosa e condivisibile l’idea di un progetto che punti alla creazione del “maggio fiorentino” nostrano poggiato sulla realizzazione di un calendario di iniziative già collaudate nel tempo – XXXI edizione dell’Infiorata, Corteo Barocco e Festa dell’Alveria – contornato da alcune attività collaterali – mostre, convegni, concerti, etc. – con l’intento di attrarre quanti più visitatori possibili e, nello stesso tempo, diluire nel tempo, in considerazione della debole infrastruttura comunale dei servizi, il devastante impatto antropico della terza settimana di maggio e consentire inoltre al tessuto produttivo commerciale cittadino di vendere i propri prodotti con l’adeguata accoglienza al cliente – turista. Purtroppo, nonostante questo interessante cambio di rotta, così come è stato visto da tutti, la città è stata ancora una volta stuprata dall’immenso flusso turistico del week end dell’Infiorata evidenziando i soliti problemi di viabilità, parcheggi etc, mentre definibili di scarsa entità sono state le presenze dei viaggiatori nel restante mese di maggio. In estrema sintesi ritengo che gli obiettivi che si erano prefissati gli organizzatori sono stati oggettivamente falliti. Di parere opposto, naturalmente, le dichiarazioni dell’amministrazione comunale. Com’era, forse, scontato attendersi, l’assesore ha decretato, con un crescendo rossiniano di comunicati stampa, il successo, culturale, organizzativo e mediatico, del cartellone degli eventi del “maggio netino”. Un giudizio largamente positivo, che gli attuali “giullari di corte” spero non faranno proprio semplicemente come atto di fede e di ossequio alla “naturale simpatia” e fiducia emanata dal sindaco di Noto. Naturalmente, e non potrebbe essere altrimenti, nessuna analisi e verifica fondata sui dati delle presenze turistiche, magari segmentate per settimana, nessuna certezza sui pernottamenti nei B&B, nelle case-vacanza, negli alberghi, etc., nulla sul volume d’affari sviluppato nel periodo dagli esercenti delle varie categorie commerciali presenti in città, neanche uno straccio di “customer – satisfaction” dei visitatori e degli autoctoni così come, al momento, niente è dato sapere sulle risorse, economiche e umane, consumate. Pur non essendo un organizzatore di grandi eventi e sperando di portare un pensiero costruttivamente critico, avvalendomi del buon senso dell’uomo della strada, mi posso concedere anch’io qualche piccola divagazione sul tema, interrogandomi, per conclamata assenza di dati, semplicemente su questioni inerenti le scelte programmatiche ed organizzative operate.
Non si ritiene superata e, per certi versi anche votata al martirio, la scelta di affidare l’organizzazione e il coordinamento di un evento di tale portata alla struttura tecnico-amministrativa comunale che, solo per amore di patria, definisco debole e demotivata?
E’ sufficiente contare sull’impegno e sulle attività di numerose associazioni di volontariato che, per natura insita nel loro status hanno assetti precari, per creare un prodotto artistico che si vuole unico, ripetibile e migliorabile nel tempo, mettendo insieme manifestazioni disomogenee fra di loro?
Non sembra mortificante, velleitario e un tantino presuntuoso dotare la manifestazione, alla quale si vogliono dare i connotati di grande evento, di risorse economiche, pare i soliti 30.000 € assegnati dalla Regione, risibili?
Esempi come l’Istituto Nazionale del Dramma Antico o il Comitato Tao Arte o la fondazione del Maggio Fiorentino dovrebbero farci capire che è arrivato il momento di uscire dall’ottica del bricolage e lavorare per creare una struttura stabile, con tanto di direzione artistica e un management a supporto, che si occupi di creare, organizzare, promozionare e gestire gli eventi artistico-culturali della città. I nostri eroi ce la faranno? Per il momento un arrivederci alla XXXII edizione dell’Infiorata.