L’insegnamento di Chernobyl e la profezia di Bruno Ragonese.
Non dimenticherò mai quel che ripetute volte ebbe a dirmi: “vedrai che prima o poi la Natura si riprenderà ciò che le è stato maltolto dall’uomo”.
Erano le abituali espressioni di Bruno Ragonese che io recepivo come le voci di un profeta che grida nel deserto. Giungevano a me con una sorta di sacrale venerazione ma non ne capivo la reale portata planetaria.
Non avendo avuto, sul momento della affermazione, la prontezza di avviare una discussione chiarificatrice, mi limitai a decifrare le sue parole pensando che si riferissero alla periferia urbana della nostra città attorniata e invasa dall’abusivismo edilizio.
Oppure si riferivano alla rapina dell’acqua dal fiume Asinaro?
O allo sversamento dei liquami urbani nell’alveo del fiume?
Alla sconsiderata cementificazione degli argini?
O si riferivano forse alle cave del nostro territorio, usate come discariche di rifiuti che percolano e inquinano le falde nel sottosuolo?
Argomenti questi che furono cavalli di battaglia di Bruno.
Quelle affermazioni invece erano supportate dalla perspicacia e dalla conoscenza di un esperto Naturalista quale Egli era. Che si trattasse di ipotesi di valore scientifico che riguardavano il futuro sviluppo della ecologia nell’intero pianeta, lo dimostra ciò che è avvenuto in questi anni e ciò che purtroppo potrà accadere negli anni a venire (riscaldamento globale, ulteriori emissioni di gas serra, progressivo scioglimento dei ghiacciai, eccetera…)
Ma la vicenda che mi ha aperto gli occhi e fatto capire quelle affermazioni di Bruno Ragonese è stata senz’altro la riflessione sul disastro nucleare di Chernobyl e la considerazione delle sue nefaste conseguenze negli anni appresso, a partire da quella fatidica data del 1986.
Parliamo di una esplosione, quella verificatesi nella centrale nucleare, che fu di grandezza superiore almeno 100 volte di più rispetto alle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki.
Immediatamente dopo fu evacuata la popolazione di circa trecentocinquantamila persone e creata una zona di interdizione. Una superficie dell’Ucraina, estesa per un raggio di trenta chilometri attorno all’impianto nucleare, divenne in un solo colpo un deserto inabitabile; ne fu proibito l’accesso e bandita ogni forma di attività umana.
Quei siti non sono stati più d’allora calpestati da piede umano.
Niente più mezzi meccanici e scarichi di nessun genere, niente più pesticidi e sostanze chimiche varie per agricoltura, niente caccia spietata da parte dell’essere vivente più capriccioso e squilibrato del pianeta Terra.
Questa forzata assenza dell’uomo ha permesso che una copiosa fauna e una rigogliosa flora si sviluppassero in quei territori. Così cervi, linci, orsi, cavalli, aquile, e naturalmente insetti pronubi hanno ripopolato quello che era diventato un deserto in conseguenza della scelleratezza e della sfrenata ambizione di sviluppo economico dell’uomo tecnocratico.
La Vita, nelle sue più svariate manifestazioni, in trent’anni ha ricostruito l’ambiente Naturale con fitti boschi e ripopolato i luoghi di animali di ogni genere e specie.
Il deserto, generato dall’insipienza dell’uomo “sapiens”, si è ormai trasformato in un Paradiso Terrestre, come veniva descritto, secondo la narrazione del 1° libro della Bibbia nella Genesi, prima della creazione dell’uomo e del Peccato originale.
Solo l’uomo, cacciato da quei siti, non potrà abitare lì e chissà per quanto tempo….quasi a punizione per la sua stolta e sfrenata ambizione di potere economico.
Infatti ancora oggi quella terra continua ad emettere radiazioni, quindi è rimasta pericolosa e inabitabile perché ivi non è possibile la sopravvivenza della specie “homo sapiens sapiens” (è ridicola tale designazione tassonomica; fosse anche una sola volta “sapiens”!).
Chernobyl è diventato un esempio di Parco involontario. La fauna tradizionale della Polesia, come lupi, cinghialiselvatici, caprioli, cervi,alcie castori, si è moltiplicata enormemente ed ha cominciato ad espandersi al di fuori dell’area. La zona ospita anche branchi di bisonti europeie cavalli di Przewalskiliberati “in loco” dopo il disastro. Sono state avvistate seppur raramente anche lincie vi è notizia addirittura di tracce di Orso bruno, un animale non avvistato lì da secoli.
Siffatta è la nuova e incredibile realtà di Chernobyl!!
Ringrazio ancora una volta Bruno per averci trasmesso con le sue profetiche parole una visione culturale che ha anticipato i tempi, come ampiamente confermato dall’insegnamento di Chernobyl.
Mario Alì
Complimenti per la rilettura profetica del pensiero di Bruno Ragonese l’anticipatore insieme a Paolo Tiralongo e pochi altri di tante battaglie che ancora oggi tanti di noi cercano di combattere a tutela del ns martoriato territorio…