Al Segretario del circolo di Noto
Al Segretario provinciale
Ai Consiglieri Comunali
Agli organi di stampa
Dopo mesi di riflessioni, di travaglio interiore, di inutile attesa per un cambiamento che non c’è stato, se non in peggio, mi sono convinto che il Partito Democratico non sia più credibile, perché i suoi rappresentanti ai massimi livelli regionale e nazionale non lo sono.
Mi dissocio ufficialmente dallo scempio politico che è sotto gli occhi di tutti. Uno scempio che si manifesta a Roma così come in Sicilia dove si cerca di ammantare di nobili principi quello che invece è semplicemente un osceno consociativismo.
C’è un dato di fatto incontrovertibile: il più grande partito della sinistra italiana ha perduto la propria connotazione. Ricordo che io, e con me tanti altri, abbiamo fatto le campagne elettorali credendo e parlando alle persone del bene comune, parlando di un PD di governo a tutela dei lavoratori, dei disoccupati, dei pensionati, delle fasce deboli, del rispetto delle prerogative del parlamento, della magistratura. Oggi di tutto ciò, in Sicilia come in Italia non è rimasto nessun segno. Il Pd che doveva essere un partito nuovo e non un nuovo partito ha tradito tutto questo. Del partito che avrebbe dovuto rappresentare il vero cambiamento morale e civile, oltre che politico, del paese, si è persa anche la più larvata connotazione.
Da partito progressista è diventato, con una impressionante accelerazione negli ultimi mesi, un partito conservatore, dove chi la pensa diversamente viene emarginato e sbeffeggiato mentre al contrario si spalancano le porte a tutti coloro che, indistintamente dalla propria storia politica e culturale, hanno quel consenso elettorale necessario e funzionale ad accrescere il potere del Segretario-Premier.
La stessa identica cosa sta avvenendo in Sicilia dove truppe cammellate di deputati ed ex deputati regionali, ex sindaci, ex assessori, ex tutto, dalla storia politica distante anni luce dalla tradizione della sinistra democratica vengono cooptati nei gruppi dirigenti del PD purchè ossequianti di Renzi, del suo luogotenete siciliano, di Crocetta.
Situazioni mortificanti che sviliscono chi per anni ha militato e si è speso, coerentemente, in virtù dell’appartenenza, non ad un totem o a un simbolo, ma a principi e valori che storicamente hanno marcato la differenza con quelle forze politiche e quegli uomini portatori di interessi, ancorchè legittimi, ma assolutamente alternativi ai valori della sinistra riformista e democratica. Oggi proprio questi sono diventati gli interlocutori privilegiati del PD al nazareno come alla leopolda, in parlamento come all’assemblea regionale. Vedere a Roma il segretario del maggior partito del centro sinistra che amoreggia con la grande finanza, con confindustria, con i Marchionne, che attua nelle aziende di Stato il peggior Spoil System mai messo in pratica negli ultimi anni è veramente avvilente.
Vedere a Palermo il Presidente Crocetta e il Senatore Lumia, tutti e due campioni dell’antimafia di sciasciana memoria, organizzare, col solo obiettivo di mantenere posizioni di potere, la transumanza di esponenti politici, storicamente di centrodestra, nel PD è umiliante.
Vedere il capo del governo prendersi gioco e sbeffeggiare i rappresentanti di intere categorie di lavoratori, deridere e insolentire i dirigenti del più grande sindacato italiano, imporre con atto d’imperio, con il ricorso alla fiducia, decisioni mortificanti per i diritti dei lavoratori è insopportabile.
Assistere, con la complicità del PD, in Sicilia al massacro di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie ad opera di quel presidente che non doveva fare macelleria sociale e che al contrario ha cominciato a demonizzare intere categorie di lavoratori, in un crescendo incessante, è deprimente. Un presidente che si è contraddistinto fino a pochi giorni fa solo per la frequenza costante di talk show, come la peggior Vanna Marchi, a urlare e blaterare, criminalizzando migliaia di lavoratori, la stragrande maggioranza dei quali, precari da decenni, che se una responsabilità ci portiamo addosso è quella di aver cercato così come altre centinaia di migliaia di lavoratori in questa martoriata terra di Sicilia, un lavoro che consentisse loro un’esistenza dignitosa. Un presidente che imperterrito tutti i giorni ci ha fatto sentire come gli unici responsabili di tutti i mali, di tutte le ruberie, di tutte le distorsioni, di tutte le nefandezze, di tutte le commistioni tra affari e politica che da decenni imperversano nella nostra regione.
Il tutto aggravato dalla sua presunzione di essere unico depositario di tutte le verità, di arrogarsi il diritto di stilare le liste di proscrizione, di avere la capacità taumaturgica di discernere i buoni dai cattivi. Insomma la dimostrazione concreta di aver perso, se mai le ha avute, le principali doti di un uomo con cultura democratica e di sinistra: l’umiltà e la disponibilità al confronto. Ricordo una sera alla fine del mese di Maggio del 2013, mentre era in campagna elettorale a Siracusa per le elezioni amministrative, dopo averlo atteso per ore, visto che una sua ex assessora ci aveva garantito che avrebbe ricevuto una piccola delegazione della Formazione Professionale, ci ha incontrati alle due di notte con un’insopportabile aria di arroganza, di sufficienza e trattandoci come i Cafoni di Fontamara.
Con la complicità del PD, o comunque col silente assenso, ha tenuto per due anni assessore alla Formazione una sorta di maestrina, senza offesa per chi svolge con dignità e umiltà questo importantissimo lavoro, saccente e spocchiosa, assolutamente ignorante, a prova di smentita e confronto pubblico, della materia di cui si sarebbe dovuta occupare, che dichiarava di essere angosciata e di non dormire per le responsabilità che si sentiva addosso, e che sarebbe il caso invece provasse ad immaginare come si dorma senza percepire la dovuta retribuzione da dodici, quindici mesi, se non addirittura due anni e con la famiglia da mantenere.
Questo non è il partito nel quale ho creduto.
Un partito, il cui segretario premier organizza degli appuntamenti di rilievo nazionale senza che vi sia, quasi se ne vergognasse, uno straccio di simbolo dello stesso partito.
Un partito in cui le decisioni vengono assunte in assenza del minimo confronto, con una metodologia degna del peggior centralismo democratico, dove i parlamentari, tranne pochissime eccezioni, sono stati trasformati in meri numeri obbedienti delle decisioni del capo.
Un partito, in cui gli iscritti contano men che nulla e che, nell’idea bizzarra dell’attuale dirigenza, dovrebbe essere una sorta di contenitore dove sta dentro tutto e il contrario di tutto.
Un partito senza identità, o meglio che si caratterizza sempre di più per scelte di politica economica e sociale tipiche della peggior destra berlusconiana.
Un partito che ha resuscitato politicamente il responsabile del degrado sociale e culturale degli ultimi vent’ anni di questo paese e con il quale si è instaurato un confronto costante e quotidiano attraverso personaggi irricevibili come Verdini.
Un partito che si è ridotto a questo che partito è? Sicuramente non è il partito in cui ho creduto e che ho contribuito a costruire sin dalla nascita. Cosa ha a che vedere questo partito con quello nato al Lingotto? E’ questo il partito fluido? Più che fluido mi sembra essere diventato un partito gassoso dove l’odore acre, assai sgradevole e spesso mortale del gas concorre a mietere vittime giorno dopo giorno tra le fasce più deboli e indifese del nostro paese.
Non rinnego nulla dei tanti anni di impegno politico, delle tante scelte spesso sofferte, a volte giuste, a volte col senno del poi errate, ma sempre fatte nell’interesse generale e mai in modo fazioso o di parte, delle tante rinunce ma anche delle tante soddisfazioni. Ringrazio tutti coloro i quali in questi anni mi sono stati vicini ma anche chi mi ha aspramente criticato sempre in modo assolutamente rispettoso in ossequio alla naturale dialettica democratica. Un grazie particolare va ai gruppi dirigenti che si sono succeduti, al segretario di oggi e a quello di ieri, ai consiglieri comunali, ma sarà che io non capisco, sarà che sono granitico nelle mie convinzioni, sarà che sono rimasto ancorato a principi e valori oramai superati, sarà quello che volete, ma io in questo partito non riesco più a credere.
Ho deciso in modo assolutamente autonomo e in splendida solitudine ma con la coerenza che mi ha sempre guidato nella vita.
Ho deciso con convinzione e con la consapevolezza che la mia libertà di pensiero non potrà mai essere sacrificata sull’altare di nessuna appartenenza. Preferisco, piuttosto, non appartenere. Vi auguro cari compagni, se questo termine si può ancora usare, buon lavoro e tutto il bene possibile. Ma io non ci sarò.
Noto, 31 Ottobre 2014 Con tanta amarezza
Corrado Bianca
Sono sinceramente addolorata per la decisione di Corrado Bianca col quale ho avuto il piacere e l’onore di Fare Politica dagli scranni del Consiglio comunale. Me l’aspettavo. Ho letto la sua analisi puntuale che percorre i miei stessi disagi, le mie stesse amarezze. Come non condividere tutto quanto, parola per parola? Non essendo iscritta al PD non ho bisogno di abbandonarlo al suo destino e a quello scritto a lettere di fuoco dal segretario. D’altra parte credo che al momento, non interesserebbe a nessuno presi tutti, come sono, dall’ubriacatura della vittoria e dalla corsa a essere quanto più vicini possibile al nuovo scalatore del PD, per stesso dire di Renzi, e dell’Italia. Corrado, svegliati! Credi a me, non gliene frega niente a nessuno se quelli che la pensiamo diversamente si dissociano o, come nel tuo caso, se ne vanno! Anzi, gli facciamo un piacere. Lo dicono in tutte le salse! Corrado caro, ti do un grande abbraccio e tutta la mia solidarietà.
In attesa di tempi migliori per il PD e per il Paese.
Cetty Amenta
Ho letto la sofferta decisione di Corrado, ricca di verità e comprendo la sua delusione, ma non capisco chi, pur di restare aggrappato al carro del “vincitore”, condanna la sua posizione. Il popolo Italiano storicamente è stato un popolo che si è prostituito al potere, oggi siamo invasi da puttane di qualsiasi colore, fortunatamente c’è chi si ribella al suo protettore.
Ma il PD non è un Partito di sinistra dai tempi della cosiddetta svolta di Occhetto, da allora la cosiddetta sinistra, ha svenduto idee e principi, frammentandosi di continuo, facendo delle leggi insieme a Berlusconi, per eliminare quello che restava della sinistra, Rifondazione, Pdci, ecc, fino ad arrivare al farfugliatore di Renzi! Chi è di sinistra penso che non possa stare nel PD,ma fanno tutti sistema sia a livello locale che nazionale. La sinistra, quella alternativa ai valori cattolicoborgesi – consumistici,va rifondata!
Corrado Bianca se ne accorto adesso che il PD non è di sinistra? Ma lui quando ha fatto l’Assessore in Città,quali azioni ha fatto degni di una politica di sinistra?