Ogni volta che scriviamo un articolo di critica alla Chiesa di Noto, e di conseguenza all’Amministrazione Comunale di Noto, di cui la Stampa locale, riporta solo alcuni stralci dell’articolo, il giorno successivo in risposta ne viene pubblicato uno intero di articolo corredato da una grande foto del Vescovo della Diocesi di Noto, Antonio Staglianò, del Sindaco di Noto, Dott.Corrado Bonfanfi, ed altro, che prende una pagina del quotidiano La Sicilia.
Questa è la misura, il rapporto tra Cittadini e istituzioni, un rapporto per niente paritario, un rapporto di forza, in cui chi ha strumenti maggiori a disposizione, prevale su chi non ne ha, a discapito dell’autorevolezza oggettiva!
A noi, sembra eccessivo l’impegno di spesa di quasi 15 mila euro per una lapide di un metro per 75 centimetri, ci sembra eccessivo sia il costo della lapide, ma anche la frequenza con cui l’Amministrazione Comunale, elargisce somme di denaro pubblico, alla Chiesa Cattolica, nonostante la crisi economica che si respira in particolare nel Sud d’Italia, a Noto!
Nell’arco di due mesi sono stati spesi quasi 26 mila euro, quasi 11 mila euro per i fuochi d’artificio, e quasi 15 mila euro per la lapide in questione!
In due mesi quasi 26 mila euro!
Nell’arco di un anno, oltre all’otto per mille, a quanto ammonteranno le migliaia di euro che destineremo alla Chiesa di Noto?
Siamo noi che abbiamo bisogno della Chiesa, oppure è la Chiesa che ha bisogno economicamente di noi?
Come fa a farci la carità quando siamo noi a mantenerla economicamente?
Non bastano i soldi che spendiamo ogni anno alla Fiera di Milano per proporre il nostro territorio e il Centro storico, per il turismo nazionale e internazionale?
Dobbiamo a tutti i costi strafare?
Perché non si fa qualcosa per integrare il Centro storico, con la nuova Città, con le periferie, sia dal punto di vista urbanistico che da quello culturale?
Cesare De Seta, in una intervista, pubblicata alcuni anni fa su Il Giornale di Sicilia, dichiarò che solo “la provvidenza“ può integrare il Centro storico di Noto con il degrado urbanistico, quindi culturale, della la nuova Città!
Perché non viene fatto uno studio, quindi una analisi, per poi per intervenire, ma soprattutto fare passare la pluralità delle idee, e non la monocultura, che purtroppo contribuisce a produrre il modello sociale prevalente, il modello cattolico – borghese – consumistico, che rende una “ soggettività generica ”, quindi conformista!
Corrado Stajano, in “Patrie smarrite“, in un libro mai presentato a Noto, scrive che, da quando è in vigore la Democrazia, la Chiesa di Noto, con i suoi Vescovi e le Amministrazioni Comunali che si sono succeduti nel tempo, invece di rispettare e fare rispettare le “regole democratiche“, hanno praticato il clientelismo ed è per questo, aggiungiamo noi, che la “perdita della memoria“ , quindi della ragione politica, culturale oltre ad essere praticata fuori dal Centro storico si riflette in esso con i vari e continui deturpamenti firmati dalle varie istituzioni preposte, non solo sotto l’aspetto estetico, anche per questo risulta essere e divenire una “vetrina“, di conseguenza non rappresenta più l’identità culturale né la cosiddetta Netinitas di un tempo che fu, al di là della bellezza artistica oggettiva di un monumento come la Cattedrale o del Centro storico in generale, perché nonostante i 65 anni di Democrazia che ci siamo lasciati alle spalle il livello collettivo della pratica della cultura civile a Noto è storicamente bloccato ad uno stadio ibrido, al di sotto della ragione, dove prevalgono le sottoidee che comportano ambiguità, mistificazioni, controllo del voto, mancanza di regole e che, soprattutto, non permettono il passaggio della pluralità dei saperi che dovrebbero rendere libero e responsabile il soggetto e quella dovuta pratica della cultura civile che purtroppo a Noto è quasi del tutto assente!
Secondo noi, le ragioni di questa mancata appropriazione dei lumi da parte della Città che, nonostante il taglio architettonico europeo del suo Centro storico, non è mai riuscita a fare dei reali passi culturali in avanti perché è sempre stata ribaltata, volutamente e per fini di potere, l’Etica civile in Etica religiosa, come purtroppo ci sembra continui a fare l’Amministrazione attuale con il suo Sindaco e ciò non può che continuare a contribuire in maniera non positiva per la Città D’oro e le sue periferie!
Il concetto di “sana laicità“ di cui parla il Sindaco, nell’articolo del 16 Marzo c.a., apparso su La Sicilia, a firma di Cetty Amenta, ci sembra un pretesto linguistico che tende a giustificare l’esercizio del potere per continuare nello status quo, quanto, invece, per primi dovrebbero essere le stesse istituzioni, potere civile e potere religioso, con i suoi massimi rappresentanti ad esigere e ad affermare nelle istituzioni pubbliche la reale laicità dello Stato così come recita la Carta Costituzionale.
Il Sindaco nell’articolo parla della realizzazione, insieme alla Chiesa, della Mensa dei poveri, perché non ci parla del progetto che le Amministrazioni precedenti hanno abbandonato, nonostante il vincolo del benefattore Paolo Maltese, che donando a suo tempo, il suo Palazzo al Comune di Noto, ne ha vincolato l’utilizzo solamente come Ospizio e Mensa per i poveri, mentre il Comune lo utilizza per Uffici!
Siamo portati a pensare, salvo smentite, che la bellezza purtroppo non salverà Noto, perché la bellezza non è statica ma dinamica, deve quindi entrare gradualmente nel quotidiano di ogni soggetto e non continuare ad essere vista e vissuta come qualcosa da ostentare, fare da ornamento, o da consolazione, ma deve invece, coinvolgere la “Città reale“ , e non la sua “ vetrina “!
Roberto Bellassai
Comitato per i Diritti del Cittadino